Alessa Gallione 18 settembre 2016:

Milano, un canale sotterraneo per accelerare la riapertura dei Navigli
Dietro l’annuncio del referendum per il 2017, l’ipotesi di un collegamento interrato che usi gli scavi della M4.
ADESSO non c'è solo l'annuncio del sindaco Beppe Sala, che ha rilanciato il referendum "entro il 2017". Ma anche un percorso tracciato. E un primo passo concreto: nelle prossime settimane, sbarcherà in giunta la deliberà che creerà il Comitato scientifico per i Navigli.
Un gruppo formato da docenti e esperti che, insieme al coordinamento tecnico del Comune e a Metropolitana milanese, dovrà tradurre in un progetto esecutivo con tanto di dettagli e costi la promessa elettorale di riaprire i Navigli. E sarà su quel disegno e su quel piano che si voterà. "Il sogno sarebbe di farlo a un anno dalle Comunali, la prossima estate, al più tardi in autunno", dice l'assessore con delega alla Partecipazione, Lorenzo Lipparini.
Ma gli assessori che hanno aperto ufficialmente il dossier operativo (Pierfrancesco Maran all'Urbanistica, Marco Granelli alla Mobilità e Gabriele Rabaiotti per i Lavori pubblici) hanno deciso di iniziare ancora prima un altro studio che incrocerà e in qualche modo utilizzerà gli scavi della linea 4 del metrò. È "il primo passaggio" fondamentale che, dicono a Palazzo Marino, "rende credibile" anche l'intero piano. E riguarda un collegamento idraulico sotterraneo - in pratica un grosso tubo che corre lungo il tracciato da far riaffiorare - che, spiegano Granelli e Maran, "servirà non solo a portare acqua alla Darsena e alle campagne a Sud di Milano, ma anche a fare riaperture programmate di alcuni tratti degli antichi Navigli in base ai finanziamenti disponibili e alla situazione della viabilità". Un passo in più.
Si riparte da qui. Dalla promessa elettorale. Ma soprattutto dallo studio di fattibilità che il Politecnico ha fatto in era Pisapia. "Ci sarà coerenza tra il piano e l'approfondimento e nello stesso comitato scientifico verranno coinvolti docenti del Politecnico ", dice Maran. Perché il disegno per far riaffiorare le antiche acque c'è. Come il tracciato: 7,7 chilometri che, attraverso dieci conche (di cui due storiche, due ricostruite sullo stesso sedime delle precedenti e sei nuove) e 43 ponti collegherebbero la Martesana alla Darsena.
Eccolo, il fiume blu che si sogna di far tornare a scorrere in superficie seguendo il percorso storico. Nei primi documenti è largo dai sei - in alcuni tratti come la strettoia tra corso Italia e via Santa Sofia - ai nove metri. Partenza, a Nord, all'altezza di Cassina dè Pomm. Arrivo, la Darsena e i Navigli Grande e Pavese. Un viaggio che si potrebbe percorrere anche in battello e che passerebbe dall'ombra dei grattacieli di Porta Nuova, San Marco, Fatebenefratelli, Visconti di Modrone, Molino delle Armi e De Amicis. Le auto non verrebbero cancellate totalmente perché il canale non occuperebbe tutto lo spazio, anche se il traffico sarebbe quello delle auto dei residenti, dei mezzi commerciali, dei bus. Costo ipotizzato: 400 milioni. Ma anche benefici ambientali, economici, turistici, avevano calcolato gli esperti, per 800 milioni.
Tutti numeri e disegni che ora dovranno essere affinati, calati nella realtà. E, poi, sottoposti a una consultazione popo- lare che, ricorda Lipparini, non sarebbe come quella che, "cinque anni fa ha coinvolto mezzo milione di persone che hanno votato per il 95 per cento sì all'ipotesi di riapertura". Quello, spiega l'assessore, "era un referendum consultivo che dava il senso di una visione. Questa volta si voterà su un progetto esecutivo e finanziabile ". Un referendum, tra l'altro, che sarebbe "propositivo e vincolante" per l'amministrazione.
Nell'attesa, la giunta ha deciso di aprire un percorso preliminare. Quello per realizzare una connessione idraulica sotterranea. Sarà il primo, vero, passaggio. Di cosa stiamo parlando? Oggi, l'acqua (pulita) della Martesana si mescola a quella (meno pulita) del Seveso e, insieme, procedono lungo i Bastioni verso Porta Romana e San Donato per poi buttarsi nel Lambro. Il progetto del "tubo" a cui ora si lavorerà servirà a separare Martesana e Seveso all'incrocio tra via Gioia e via Chiarissimi e a riportare il canale lungo il percorso storico della "fossa interna". È lo stesso tracciato dei Navigli da riaprire, da San Marco in poi. L'ipotesi precedente era di arrestarsi alla Vettabbia.
Granelli, Maran e Rabaiotti hanno deciso di andare oltre, fino alla Darsena che ogni tanto va in affanno come i campi attorno alla città. "Perché per noi - spiegano - è fondamentale alimentare l'antico porto e tutte le campagne e l'agricoltura a Sud. Non solo.
In questo modo, anche il Seveso sarebbe alleggerito". È anche a questo che servirebbe quella condotta. Un'utilità che si aggiunge al sogno turistico ed estetico. E, visto che il percorso si sovrappone in alcuni punti alla corsa della Blu, si potrebbero sfruttare i cantieri della M4 quando, verso la fine dei lavori gli operai ricopriranno gli scavi delle stazioni. Parliamo del 2019-2020, ma tanto, dice Sala, il piano "riguarda i prossimi 15 anni".

Fonte: http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/09/18/news/milano_navigli-147998718/?refresh_ce

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